Mostra al palazzo reale di Milano
Di Martina Donzelli 5°F
Il 6 dicembre, un gruppo scolastico ha visitato la mostra “Il grido interiore” dedicata a Edvard Munch al Palazzo Reale di Milano, con oltre 100 opere provenienti dal Munch Museum di Oslo. La mostra permette di conoscere meglio la vita e le emozioni dell’artista norvegese, influenzato dalla tragica perdita della madre e della sorella. Munch, esponente dell’espressionismo, dipinge spesso soggetti legati alle sue esperienze personali, realizzando anche molte litografie, tra cui “L’urlo”. Le opere sono esposte secondo l’ordine che l’artista aveva scelto, creando un’esperienza immersiva. La visita, arricchita da guide, consente di apprezzare la profondità emotiva e il significato sacro della sua arte.
Il 6 dicembre il gruppo culturale della scuola “Oil On Caravas” ha organizzato un’uscita alla mostra “il grido interiore”, dedicata a Edvard Munch, al Palazzo Reale di Milano. La mostra comprende ben 100 opere, prestate dal Munch Museum di Oslo, che offrono al visitatore uno sguardo sulla vita dell’autore. E’ importante, infatti, specificare che per l’artista Norvegese trasmettere emozioni attraverso i suoi quadri era fondamentale e, spesso e volentieri, questi ultimi ritraggono momenti precisi della sua vita e di quella di persone a lui care.
Questa mostra è perfetta per gli amanti di Munch, ma è anche un ottimo punto di partenza per chiunque voglia conoscere meglio l’artista. Nato a Oslo nel 1863, Edvard Munch non ha di certo avuto una vita facile. La sua infanzia fu segnata dalla tragica perdita della madre e della sorella. La morte di quest’ultima diventerà in tema ricorrente nelle opere del giovane artista, alcune delle quali presenti alla mostra di Milano. Dotato di grande talento, Munch si formò alla scuola Reale di Disegno a Oslo ma, grazie a viaggi a Parigi e Berlino, fu in grado di ampliare i suoi orizzonti artistici.

Aveva una visione del mondo pessimista, a causa della quale era convinto che le tecniche accademiche tradizionali non potessero rappresentare adeguatamente la realtà. Fu, infatti, uno tra i primi esponenti dell’espressionismo. Per via di questo suo distacco dalla tradizione pittorica, alcune delle sue opere furono aspramente criticate, considerate degenerate e rimosse dai musei. Morì a Oslo nel 1944. Seppur avesse avuto relazioni, non si era mai sposato e non aveva mai avuto figli a cui lasciare la sua eredità, di conseguenza lasciò tutti i suoi beni e opere al comune della città.
Le opere sono esposte, sia al museo di Oslo che alla mostra a Milano, secondo l’ordine che Munch aveva scelto, per garantire un’esperienza immersiva. E’ inoltre importante citare che il pittore spesso dipingeva più versioni della stessa opera, con colori, stili o dettagli diversi, perché convinto che ciò potesse dare un’ulteriore chiave di lettura ai quadri. Realizzò anche molte litografie, anche della sua famosa opera “l’urlo”, una delle quali è presente alla mostra. Purtroppo l’opera originale non è presente in quanto troppo fragile per essere trasportata, si pensi che anche stando a Oslo l’opera è costantemente monitorata, dato che anche la luce la danneggia!
In conclusione, penso che questa sia davvero una mostra da non perdere! Non solo per le opere, ma anche per le visite guidate. Chi ha partecipato all’uscita del gruppo culturale non solo ha avuto la fortuna di poter ammirare i quadri, gli schizzi e le litografie dell’artista, ma ha anche potuto ascoltare le spiegazioni di una guida, il che ha permesso di capire al meglio come ragionava e dipingeva. In sostanza, grazie a questa mostra gli spettatori possono comprendere la “sacralità della pittura”, il che era proprio uno degli obiettivi di Edvard Munch.
